sabato 10 marzo 2012

Pirateria: colloquio con Vera Pelizzari sorella di Bruno ostaggio dei pirati somali

Due passi avanti e un passo indietro”, in questa parole di Vera Pelizzari Hecht, è concentrato tutto il senso di impotenza che lei e i suoi familiari provano di fronte ad una vicenda più grande di loro e che per risolverla hanno cercato invano e cercano ancora aiuto.
Vera è la sorella di Bruno Pelizzari. Bruno è, come tanti altri, trattenuto in ostaggio in Somalia dai pirati somali da oltre sedici mesi.
Il 26 ottobre del 2010 Bruno insieme a Deborah Calitz, Debbie, era in navigazione a bordo di uno Yacht, il SY CHOIZIL, nell’Oceano Indiano. I due sono entrambi di Durban in Sudafrica in più Bruno ha anche la cittadinanza italiana in quanto i Pelizzari sono di origine italiana, la mamma vive ancora in Italia.
Al largo delle coste della Tanzania la loro barca venne abbordata e catturata dai pirati somali che la dirottarono verso le coste somale. I due ‘velisti-turisti’ avevano preso la barca a noleggio insieme ad uno skipper inglese, Peter Eldridge che nel corso del dirottamento riuscì a scappare. Da allora i due sono trattenuti in ostaggio in attesa che qualcuno paghi per il loro rilascio un riscatto. Di questi ostaggi però, a dispetto degli altri, pochi conoscono la storia.
Il problema è che se ne parla poco forse anche perché fanno meno ‘rumore’ dei tanti altri marittimi in mano alle gang del mare somale. Però, sono trattati allo stesso modo di tutti gli altri ossia come bestie in gabbia e forse anche peggio. La sensazione per chi è a casa ad aspettarli è, come per tutti, di frustrazione e di impotenza.I due ostaggi dovrebbero essere tenuti prigionieri in qualche luogo remoto del territorio somalo in quanto, dopo il sequestro, sono stati sbarcati a terra e lo yacht abbandonato.
Per il loro rilascio si sta negoziando da tempo, ma in maniera infruttuosa. Purtroppo la cifra che i pirati somali pretendono, 1,2 mln di dollari, per il loro rilascio è superiore alle possibilità economiche delle famiglie della coppia. Bruno è un ex tecnico di ascensori e da anni aveva in mente di fare questo viaggio: per intraprenderlo ha lasciato il lavoro e venduto la casa. Debbie invece è una massaggiatrice.

I familiari dei due non possono sperare nemmeno in un aiuto del governo sudafricano. Le autorità di Johannesburg infatti, come tante altre nazioni, almeno ufficialmente, si sono sempre dichiarate non disposte a trattare con i pirati somali ne tantomeno a pagare un riscatto. Fino a poco tempo fa i negoziati erano affidati a Imtiaz Sooliman. L’uomo aveva detto che era riuscito a vedere la coppia, ma non a parlarci. Una notizia che giungeva dopo mesi di assenza di notizie certe sui due ostaggi ma rivelatasi fasulla.
Negli ultimi mesi i pirati somali stanno spingendo molto per ottenere il riscatto in cambio del rilascio della coppia. Un segno questo di sofferenza anche da parte loro nel gestire la vicenda che ormai si protrae da oltre un anno e 6 mesi.Ed è proprio in Vera, sorella di Bruno, che si è accentrata la forza e la volontà di volerli riportare entrambi presto a casa.
La donna è fortemente impegnata nella raccolta del denaro.
Una raccolta che però, procede lenta e difficilmente raggiungerà la somma richiesta a meno che non intervenga un miracolo.
Dallo scorso mese di settembre Vera è riuscita anche ad ottenere il certificato di ONG in modo da sollecitare e dare maggiore fiducia ai donatori. Le donazioni sono fatte per sms al 38417, purtroppo questo numero è disponibile solo per il Sudafrica, oppure con un bonifico bancario o ancora tramite con carta di credito accedendo al sito http://sosbrunodebbie.co.za/.
A sostegno di Bruno e Debbie è stata creato anche un gruppo su Facebook.

Qui di seguito riportiamo la testimonianza che ci è stata affidata da Vera Pelizzari Hecht.

«Non sapendo da dove iniziare comincio con il raccontare che mi sono messa in contatto anche con i carabinieri in Italia in quanto nostra madre ha 82 anni e vive in Italia. Mi hanno promesso che si sarebbero occupati della vicenda e che non dovevo preoccuparmi. Però, non abbiamo mai più avuto loro notizie. Non hanno nemmeno risposto alla mia lettera inviata il 21 luglio del 2011.
Nel primo contatto ci avevano detto che si sarebbero occupati della vicenda e di non preoccuparci.Bruno è l’unico figlio maschio di sei figli, come possono dire a nostra madre di non preoccuparsi, visto che ormai sono passati più di sedici mesi? Sono quella che comunica con i pirati, ma come faccio a trattare senza soldi?

Quindi è per questo che alla fine di settembre dello scorso anno, noi, la famiglia, resici conto che siamo soli (quando invece questa cosa dovrebbe essere trattata come un atto di guerra, mi dispiace essere così drammatica, ma è la realtà), abbiamo cominciato a raccogliere denaro per cercare di ottenere i fondi per procedere con i negoziati. Questo si è rivelato molto difficile da ottenere in quanto è molto complesso rendere le persone consapevoli di ciò che ci sta accadendo, soprattuto per il fatto che non abbiamo ricevuto attenzione mediatica qui in SudAfrica.
Avevo sperato di avere un certo sostegno e sarei anche venuta in Italia, ma anche questo è molto difficile. Noi volevamo contattare la più vicina ambasciata italiana per avere “notizie più recenti”, tuttavia abbiamo trovato il Consolato di Durban chiuso. L’ambasciata più vicina è a 800 Km di distanza da noi e quando li abbiamo contattati per capire se potevamo avere una mano da loro, ci hanno detto che avrebbero dovuto fare delle indagini. Non li abbiamo più sentiti.
Questa vicenda sta andando avanti da troppo tempo e quando sembra che si possa raggiungere anche un minimo traguardo, succede qualcosa che ci fa tornare indietro. A metà di febbraio, abbiamo finalmente avuto una aiuto attraverso Darren Simpson, un conduttore di una stazione radio, che con coraggio ha colto l’occasione per esporre tutta la storia e divulgare bene la notizia.

Questo ci ha dato parecchia visibilità e siamo riusciti a raccogliere un bel po’ di soldi, non tutta la cifra che i pirati richiedevano, ma una quantità che ci auguriamo possano accettare. Sarebbe stato meglio se li avessimo raccolti prima, ma il nostro governo ci ha sempre fatto sapere di non poter fare raccolte di denaro pubblicamente. Noi non siamo persone ricche, siamo gente comune, classe operaia.

A quel punto abbiamo avuto anche i media concentrati su di noi. Avevamo finalmente aperto una breccia.
Poi ad un certo punto, il Dott. Imtiaz Sooliman, della Gift of the Givers Foundation, ha sfruttato una notizia vecchia e ha attirato i media in questa direzione. Pensavamo ci volesse aiutare ed eravamo pronti ad abbracciare lui come il “Salvatore” e come qualcuno che fosse a conoscenza di ciò che stava accadendo in Somalia. Quando i media parlarono di Sooliman, molta gente lo contattatò per sapere come potevano aiutare la nostra causa e lui e il suo staff fornirono le coordinate bancarie dei loro conti.
Egli nega di aver ricevuto un solo centesimo per questa causa, ma io ho ricevuto la prova di almeno un deposito.

Quando la comunità somala in Sudafrica mi contattò per darci sostegno, questo Sooliman cerco di prendere in mano la situazione, ma io gentilmente gli dissi di farsi da parte. La paura era che potesse incentrare ancora una volta sulla sua persona anche questo contatto. Ovviamente la mia fiducia in lui scemò notevolmente. La sensazione era che lui non si preoccupava di informare le famiglie, per quanto avesse saputo dai pirati, ma di riportare e fare clamore solo sui media…
E’ stato molto doloroso tutto questo e voi capite bene perchè.

Per riguadagnare il controllo della situazione chiesi a Sooliman di fare un passo indietro e riorientare i pirati di nuovo verso di me. Egli acconsentì.

La comunità somala ci ha aiutati molto nel divulgare un messaggio attraverso la radio e la tv della Somalia.
Il messaggio, trasmesso ogni ora per 24 ore, si rivolgeva direttamente ai pirati e comunicava loro “Avete preso le persone sbagliate. Sono solo persone comuni della classe operaia, non possono pagare una cifra così alta da voi richiesta”.

I somali residenti in Sudafrica (molti di loro parlano italiano, tra l’altro) erano costernati per quanto stesse accadendo alla mia famiglia e hanno cercato in tutti modi di aiutarci per arrivare a una soluzione in questa triste vicenda.
Ci hanno sostenuto anche con delle donazioni.
Come già accennato, quanto abbiamo incassato, non ci permette di arrivare all’altissima cifra richiesta per il riscatto, ma siamo fiduciosi che i pirati possano accettare quello che abbiamo raccolto e trovare una mediazione.

Quello che loro chiedono è una cifra “da sogno”; noi al momento possiamo proporre quello che abbiamo. Mi auguro che i pirati possano capire che le nostre possibilità sono queste e si possa arrivare finalmente ad un traguardo, dopo oltre 16 mesi di sequestro.

Recentemente sono riuscita a mettermi di nuovo in contatto con chi tiene ostaggio mio fratello e la sua compagna. Ho chiarito loro che solo io sono la persona con cui devono unicamente rimanere in contatto e che per andare avanti ho la necessità di capire se i nostri cari sono ancora in vita. Per questo motivo nei giorni scorsi ho inviato loro alcune domande da sottoporre a Bruno e Debbie: solo loro possono conoscere le risposte. Sono in attesa di un riscontro da parte dei pirati.

Grazie a Lei, Ferdinando, voglio lanciare un appello a tutti in Italia:

“Vi preghiamo di aiutarci ancora una volta. L’indirizzo del nostro sito: http://sosbrunodebbie.co.za/ dove troverete anche le coordinate bancarie per eventuali donazioni.

Grazie ancora per l’interessamento al nostro caso.»

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

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FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
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Un bambino del Darfur

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aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione